mercoledì 11 giugno 2008

Perché NO al trattato di Lisbona


"E’ la forma più assoluta di totalitarismo"
di Ida Magli – tratto da “Il Giornale”, 7 Giugno 2008

I
n questi giorni, con la ratifica da parte del Parlamento italiano del cosiddetto Trattato di Lisbona, si porrà fine definitivamente all'esistenza delle Nazione Italia. E mano a mano si porrà fine all'esistenza di quasi tutte le altre nazioni in Europa. Non bisogna sorprendersi del silenzio che accompagna l'atto più importante che sia mai stato compiuto dal 1870 con il Regno d'Italia. È un silenzio che non è dovuto soltanto al volere dei governanti, ben sicuri fin dall'inizio dell'operazione “Unione europea“ che bisognava tenerne all'oscuro il più possibile i cittadini, ma anche alla obiettiva difficoltà per i giornalisti di fornire informazioni e tanto meno spiegazioni di un progetto che esula da qualsiasi concetto di «politica“.

Il Trattato di Lisbona è infatti una «visione del mondo» universale, una teologia dogmatica con le sue applicazioni pratiche, la forma più assoluta di totalitarismo che sia mai stata messa in atto. Come potrebbero i giornalisti istruire con poche parole milioni di persone sulla metafisica di Kant? Eppure c'è quasi tutto Kant, inclusa la sua proposta per la Pace Perpetua , nel progetto dell'Unione europea. Ma c'è anche molto Rousseau, molto Voltaire, molto Marx, con in più quello che Tremonti definisce «mercatismo»: l'assolutizzazione del mercato.
La falsificazione dei significati linguistici accompagna fin dall'inizio l'operazione europea: quello che viene firmato non è affatto un Trattato e non è neanche una «Costituzione», come era stato chiamato prima che i referendum popolari lo bocciassero. È la proclamazione di una religione universale, accompagnata in tutti i dettagli dagli strumenti coercitivi verso i popoli e verso le singole persone per realizzarla. È il passo fondamentale, dopo averlo costituito in Europa, per giungere alla meta prefissata: il governo mondiale.

Posso indicare in questo breve spazio soltanto alcuni degli strumenti preordinati:

A) Il sincretismo fra le varie religioni e fra i vari costumi culturali. Un sincretismo che verrà raggiunto con lo spostamento di milioni di persone e smussando tutte le differenze attraverso il «dialogo». Discendono da questa precisa volontà dei governanti le ondate immigratorie che stanno soffocando l'Europa d'occidente. Si tratta di decisioni di forza, prese a tavolino: se nasceranno reazioni o conflitti, come di fatto sono già nati, provvederanno le schedature biometriche, la polizia e il tribunale europeo a eliminarli.

B) Il governo concentrato in poche persone, quasi sconosciute ai cittadini, mentre diventano sempre più pleonastici i parlamenti nazionali. Il parlamento europeo, infatti, tanto perché nessuno possa obiettare in seguito che non aveva capito, è stato istituito fin dall'inizio privo di potere legislativo. Pura finzione al fine di gettare polvere negli occhi ai cittadini e tenere buoni con ricche poltrone i residui pretendenti al potere nell'impero fittizio.

C) Nella sua qualità di fase di passaggio verso il governo mondiale, l'Europa deve essere debolissima, come infatti sta diventando. Per ora qualcuno lo nota a proposito dell'economia e della ricerca (ricerca significa intelligenza), ma presto sarà chiaro a tutti l'impoverimento intellettuale e affettivo di popoli costretti a perdere la propria identità, la propria «forma» in ogni settore della vita. In Italia la perdita è più grave per il semplice motivo che gli italiani sono i più ricchi di creatività. Di fronte al vuoto di qualsiasi ideale e di qualsiasi futuro, i giovani si battono per quelli vecchi inesistenti, oppure «si annoiano». Vi si aggiungono con uguale impoverimento i milioni di immigrati, anch'essi sradicati dalla loro identità e gettati nel crogiolo della non-forma.

Si tratta di conseguenze ovvie, perseguite con ostinazione durante il passare degli anni sia dai fanatici credenti nella religione universale che da coloro che se ne servono per assolutizzare il proprio potere. Ci troviamo di fronte a quello che i poeti tedeschi individuavano chiaramente durante il nazismo come «il generale naufragio dello spirito». Seppellire le nazioni per paura del nazionalismo significa provocare di nuovo il generale naufragio dello spirito. Significa che alla fine Hitler ha vinto.

Ida Magli
Roma, 24 Maggio 2008
n. 135 del 2008-06-07 pagina 15

Fonte: www.disinformazione.it

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Così ci salveremo dal nucleare


Basta guardare i numeri senza le lenti dell'ideologia.
Proprio l'attitudine che, in Italia, scarseggia di più per il guru dell'economia all'idrogeno.
Si vedrebbe così che l'uranio, come il petrolio, presto imboccherà la sua parabola discendente: ce ne sarà di meno e costerà di più.
E che il problema dello smaltimento delle scorie è drammaticamente aperto anche negli Stati Uniti dove lo studiano da anni.
"Vi immaginate uno scenario tipo Napoli, ma dove i rifiuti fossero radioattivi?" è il suo inquietante memento. Meglio puntare su quella che lui chiama la "terza rivoluzione industriale".

L'incidente all'impianto sloveno arroventa il dibattito italiano, a pochi giorni dall'annuncio del ritorno al nucleare. Cosa ne pensa?

"Ho parlato con persone che hanno conoscenza di prima mano dell'incidente, e mi hanno tranquillizzato. Non ci sono state fughe radioattive e il governo ha gestito bene tutta la vicenda. Ho lavorato con l'amministrazione Jan%u0161a e posso dire che hanno sempre dimostrato una leadership illuminata nel traghettare la Slovenia verso le energie rinnovabili. Non posso dire lo stesso di tutti i paesi europei, ma posso lodare le politiche energetiche di Ljubljana".

Superata questa crisi, in generale possiamo sentirci sicuri?

"Il problema col nucleare è che si tratta di un'energia con basse probabilità di incidente, ma ad alto rischio. Ovvero: non succede quasi mai niente di brutto, ma se qualcosa va storto può essere una catastrofe. Come Chernobyl".

Il governo italiano ha confermato l'inizio della costruzione delle nuove centrali entro il 2013. Coerenza o azzardo?

"Non capisco i termini della discussione in corso in Italia. Amo il vostro paese, lo seguo da anni ma questa volta mi sento davvero perso. I sostenitori dicono: il nucleare è pulito, non produce diossido di carbonio, quindi contribuirà a risolvere il cambiamento climatico. Un ragionamento che non torna se solo si guarda allo scenario globale. Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari e producono circa il 5% dell'energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della metà. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto nel ridurre il riscaldamento del pianeta, si dovrebbe ridurre del 20% il Co2, un risultato che certo non può venire da qui".

Un finto argomento quindi quello del nucleare "verde"?

"Non in assoluto, ma relativamente alla realtà, sì. Perché il passaggio al nucleare avesse un impatto sull'ambiente bisognerebbe costruire 3 centrali ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Così facendo fornirebbe il 20% di energia totale, la soglia critica che comincia a fare una differenza. C'è qualcuno sano di mente che pensa che si potrebbe procedere a questo ritmo? La Cina ha ordinato 44 nuove centrali nei prossimi 40 anni per raddoppiare la sua potenza produttiva. Ma si avvia ad essere il principale consumatore di energia...".

Ci sono altri ostacoli lungo questa strada?

"Io ne conto cinque, e adesso vi dico il secondo. Non sappiamo ancora come trasportare e stoccare le scorie. Gli Stati Uniti hanno straordinari scienziati e hanno investito 8 miliardi di dollari in 18 anni per stoccare i residui all'interno delle montagne Yucca dove avrebbero dovuto restare al sicuro per quasi 10 mila anni. Bene, hanno già cominciato a contaminare l'area nonostante i calcoli, i fondi e i super-ingegneri. Davvero l'Italia crede di poter far meglio di noi? L'esperienza di Napoli non autorizza troppo ottimismo. E questa volta i rifiuti sarebbero nucleari, con conseguenze inimmaginabili".

Ecoballe all'uranio, un pensiero da brividi. E il terzo ostacolo?

"Stando agli studi dell'agenzia internazionale per l'energia atomica l'uranio comincerà a scarseggiare dal 2025-2035. Come il petrolio sta per raggiungere il suo peak. I prezzi, quindi, andranno presto su. Ciò si ripercuoterà sui costi per produrre energia togliendo ulteriori argomenti a questo malpensato progetto. Aggiungo il quarto punto. Si potrebbe puntare sul plutonio. Ma con quello è più facile costruire bombe. La Casa Bianca e molti altri governi fanno un gran parlare dei rischi dell'atomica in mani nemiche. Ma i governi buoni di oggi diventano le canaglie di domani".

Siamo arrivati così all'ultima considerazione. Qual è?

"Che non c'è abbastanza acqua nel mondo per gestire impianti nucleari. Temo che non sia noto a tutti che circa il 40% dell'acqua potabile francese serve a raffreddare i reattori. L'estate di cinque anni fa, quando molti anziani morirono per il caldo, uno dei danni collaterali che passarono sotto silenzio fu che scarseggiò l'acqua per raffreddare gli impianti. Come conseguenza fu ridotta l'erogazione di energia elettrica. E morirono ancora più anziani per mancanza di aria condizionata".

Se questi sono i dati che uso ne fa la politica?

"Posso sostenere un dibattito con qualsiasi statista sulla base di questi numeri e dimostrargli che sono giusti, inoppugnabili. Ma la politica a volte segue altre strade rispetto alla razionalità. E questo discorso, anche in Italia, è inquinato da considerazioni ideologiche".

In che senso? C'è un'energia di destra e una di sinistra?

"Direi modelli energetici élitari e altri democratici. Il nucleare è centralizzato, dall'alto in basso, appartiene al XX secolo, all'epoca del carbone. Servono grossi investimenti iniziali e altrettanti di tipo geopolitico per difenderlo".

E il modello democratico, invece?

"È quello che io chiamo la "terza rivoluzione industriale". Un sistema distribuito, dal basso verso l'alto, in cui ognuno si produce la propria energia rinnovabile e la scambia con gli altri attraverso "reti intelligenti" come oggi produce e condivide l'informazione, tramite internet".

Immagina che sia possibile applicarlo anche in Italia?

"Sta scherzando? Voi siete messi meglio di tutti: avete il sole dappertutto, il vento in molte località, in Toscana c'è anche il geotermico, in Trentino si possono sfruttare le biomasse. Eppure, con tutto questo ben di dio, siete indietro rispetto a Germania, Scandinavia e Spagna per quel che riguarda le rinnovabili".

Ci dica come si affronta questa transizione.

"Bisogna cominciare a costruire abitazioni che abbiano al loro interno le tecnologie per produrre energie rinnovabili, come il fotovoltaico. Non è un'opzione, ma un obbligo comunitario quello di arrivare al 20%: voi da dove avete cominciato? Oggi il settore delle costruzioni è il primo fattore di riscaldamento del pianeta, domani potrebbe diventare parte della soluzione. Poi serviranno batterie a idrogeno per immagazzinare questa energia. E una rete intelligente per distribuirla".

Oltre che motivi etici, sembrano essercene anche di economici molto convincenti. È così?

"In Spagna, che sta procedendo molto rapidamente verso le rinnovabili, alcune nuove compagnie hanno fatto un sacco di soldi proprio realizzando soluzioni "verdi". Il nucleare, invece, è una tecnologia matura e non creerà nessun posto di lavoro. Le energie alternative potrebbero produrne migliaia".

A questo punto solo un pazzo potrebbe scegliere un'altra strada. Eppure non è solo Roma ad aver riconsiderato il nucleare. Perché?
"Credo che abbia molto a che fare con un gap generazionale. E ve lo dice uno che ha 63 anni. I vecchi politici, cresciuti con la sindrome del controllo, si sentono più a loro agio in un mondo in cui anche l'energia è somministrata da un'entità superiore".

RICCARDO STAGLIANÒ

www.repubblica.it

Fonte: http://www.promiseland.it

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Il finto Global Warming è un'opportunità


Il clima sta cambiando? Farà sempre più caldo? Ci sarà sempre meno acqua (potabile)?
Non c'è problema, ci penseranno i colossi del business genetico Monsanto,Bayer,BASF eSyngenta & C. con le loro nuove fantastiche sementi O.G.M. per il global warming.
Aumenteranno la produzione di mais, soia e cotone che in questi ultimi tempi stanno vedendo un'impennata dei prezzi a causa dell'aumento del loro consumo da parte di paesi come Cina ed India ma anche grazie alle varie speculazioni sui contratti di borsa.Il tutto consumando meno acqua.
Parecchi scienziati concordano nell'affermare che il global warming non esiste,o per lo meno non nella maniera che ci viene presentata da Al Gore.
Anche in questo caso sento puzza di speculazione.................
Vi lascio alla lettura di questo articolo che ho trovato molto interessante.

Monsanto brevetta le sementi per il «global warming»
di Maurizio Blondet

Il Salame, dopotutto, non è solo un Salame. Ha appena detto che, dati i rincari alimentari, è venuto il momento di seminare OGM: apparentemente una pura idiozia, dato che le sementi modificate non aumentano i raccolti. Ma forse, Berlusconi era ben informato di quel che si prepara nei laboratori di Frankenstein.

Le grandi firme del business genetico - Monsanto, Bayer, BASF, Syngenta & Co. - hanno depositato insieme ben 532 brevetti di sequenze genetiche «che favoriscono l’adattamento ai cambiamenti climatici» delle piante. Il 49% di questi brevetti sono di due sole ditte, Monsanto e BASF: le stesse mega-corporation che nel maggio 2007 hanno stretto fra loro un accordo di ricerca per sviluppare sementi resistenti a condizioni climatiche estreme, desertificazione, tropicalizzazione, alluvioni, salinità crescente dei suoli. I due colossi ci spendono 1,5 miliardi di dollari.

«Il più grande accordo privato di ricerca mai stipulato», commenta ETC Group, il gruppo di ricerca indipendente canadese che ha denunciato l’accordo (1). Vuol dire che intendono guadagnarci dieci volte tanto. O cento.

«Si concentrano sui geni ‘climatici’ perchè per loro è una occasione d’oro per spingere gli OGM come soluzione al problema del clima», scrive ETC: «Queste tecniche proprietarie finiranno per concentrare il potere della corporations, aumentare i costi, inibire la ricerca indipendente e minacciare il diritto dei coltivatori a farsi le proprie sementi e a scambiarsele».

In altre parole: questa direzione di ricerca così titanicamente finanziata è intesa ad imporre il modello agro-industriale anche nel nuovo clima, proprio mentre la comunità degli agronomi sostiene che, per far fronte ai cambiamenti climatici, la soluzione è il sostegno ai piccoli coltivatori e all’agricoltura autarchica da autoconsumo.

Nell’aprile scorso, un rapporto ONU scritto da scienziati della coltivazione aveva consigliato appunto la seconda soluzione, a misura umana, citando anche vari esempi in cui l’agronomia classica (non ingegneristica) è riuscita a selezionare dei risi che crescono in condizioni di estrema aridità.
Monsanto e le altre si affannano a brevettare praticamente tutte le varietà naturali anche allo scopo di sbarrare il passo alla ricerca da parte di organismi pubblici e ai contadini che, in tante parti del mondo, già da secoli usano sementi adatte al clima estremo.

«Se le compagnie multinazionali controllano i geni-chiave della resistenza alla aridità in culture transgeniche», scrive ETC, «i ricercatori pubblici saranno accusati di violare i diritti di proprietà». La Monsanto è famosa per intentare cause, in cui i suoi eserciti di avvocati di grido esigono risarcimenti miliardari (2).

Infine, la creazione di piante geneticamente modificate resistenti a climi estremi solleva molti problemi scientifici ancora non risolti: il gene introdotto per resistere alla mancanza d’acqua può - come sanno gli scienziati del settore - dare alla pianta anche altre caratteristiche, impreviste. E’ il fenomeno biologico detto «pleiotropia».

Niente da fare: è cominciata la colossale opera di marketing e di lobby per «vendere» la soluzione transgenica al «global warming». Con la distribuzione di grandi mazzette, pardon «contributi alla ricerca», per coinvolgere e tacitare i laboratori pubblici di ricerca più grossi, come il Cimmyt (Centro internazionale di miglioramento del mais e del frumento) e il CGIAR (Gruppo consultivo internazionale di ricerca agricola).

Per esempio, il Cimmyt ha ricevuto 47 milioni di dollari dalla Bill & Melinda Gates Foundation
(il miliardario monopolista di Microsoft) per diffondere gli OGM in Africa. E i Paesi africani si sono visti imporre da USA e Brasile l’obbligo di adottare alberi transgenici (con il pretesto di ricavarne biocarburanti da cellulosa) alla Conferenza per la biodiversità tenutasi a Bonn il 30 maggio scorso. Gli africani volevano una moratoria, per capire l’effetto che questi alberi avranno sull’ecosistema. Niente: devono piantarli, e zitti. E il tutto, in nome della «biodiversità». Evidentemente, gli organizzatori saranno stati «finanziati».

Non manca la grancassa pubblicitaria per il promettente business. In coincidenza con la conferenza FAO per l’alimentazione e l’agricoltura di Roma, Monsanto, dalla sua sede di Saint Louis - ha emanato un altisonante «impegno in tre punti».

La Monsanto si impegna a «raddoppiare la produttività di mais. Soya e cotone nel 2030», a «sviluppare sementi che ridurranno di un terzo le risorse d’acqua e fertilizzanti richieste»,
e «migliorare la vita dei contadini, fra cui cinque milioni dei più poveri, entro il 2020».

I contadini che ci hanno avuto a che fare lo sanno bene: la Monsanto è tutta dedita al bene dell’umanità e al loro. Ma questo proclama non è per i contadini: è la «linea» dettata ai giornalisti liberi e incorruttibili, che dovranno ripetere e ripetere nei loro articoli e reportages. Solo gli OGM ci salveranno dalla fame per global warming, non c’è altra soluzione.

Nei prossimi mesi, fate attenzione a quanti giornali ripeteranno quelle frasi dettate da Saint Louis. Berlusconi, lui, s’è portato avanti: ha fatto il suo spot per Monsanto prima di tutti.Forse crede che la Monsanto s’è ispirata, nel suo proclama, al celebre «Contratto con gli italiani» che il Salame firmò da Vespa, e che sappiamo come è stato onorato? Forse è intima consonanza sul bene da fare al genere umano? Chissà.


1) «Patenting the climate genes and capturing the climate agenda», ETC, maggio-giugno 2008. ETC sta per Action Group on Erosion, Technology and Concentration.
2) Per conoscere i metodi intimidatori praticati da Monsanto, sarà utile leggere «Monsanto’s harvest of fear», di Donald Barlett e James Steele, pubblicato su Vanity Fair il maggio 2008. «Monsanto already dominates America’s food chain with its genetically modified seeds. Now it has targeted milk production. Just as frightening as the corporation tactics - ruthless legal battles against small farmers - is its decade long history of toxic contamination». La Monsanto è dominata dalla famiglia ebraica Shapiro.

Fonte: http://www.effedieffe.com

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