lunedì 7 luglio 2008

Il FMI controllerà gli Stati Uniti


di Maurizio Blondet

Quando uno Stato è incapace di tenere i suoi conti in ordine, accumula debiti su debiti con le banche estere, ed è vicino all’insolvenza, di solito riceve la visita di esperti del Fondo Monetario Internazionale. Questo ente sovrannazionale, nato a Bretton Woods, gestisce la sanità del sistema monetario internazionale; può fornire ulteriori prestiti al Paese rovinato, ma come contropartita, può imporre durissime «ricette di risanamento», che vanno dalla svalutazione della moneta nazionale, alla «privatizzazione» o vendita di «attivi» nazionali (miniere, ad esempio), a tagli della spesa pubblica giudicata improduttiva (secondo i creditori). Praticamente, il Paese è sottoposto a gestione controllata e a pignoramento.

Accade, per lo più, che ricevano la visita del FMI piccoli Paesi africani, o di nessun peso politico. È accaduto all’Argentina. Accade all’Italia, per via del nostro immane debito pubblico.

Ma non è mai accaduto che i revisori del Fondo Monetario bussassero alla porta di Washington: non foss’altro perchè Washington è il principale «azionista» del Fondo, di cui detiene con Londra (i due vincitori della seconda guerra mondiale)
il 60% delle quote.

Stavolta invece accade, e ne dà notizia lo Spiegel: il Fondo Monetario «ha informato» Ben Bernanke, il governatore della Banca Centrale USA (Federal Reserve) che intende procedere a un esame generale del sistema finanziario USA. Il consiglio direttivo ha decretato quello che chiama un «Financial Sector Assessment Program» delle finanze americane. Sarà, scrive Der Spiegel, «nè più nè meno che una radiografia completa del sistema finanziario USA».

Per consentire la valutazione (assessment), «la Fed, la SEC (l’ente di controllo della Borsa), le maggiori banche d’investimento, le banche emettitrici di mutui e i fondi speculativi (hedge fund) saranno richiesti di mettere a disposizione documenti riservatissimi al gruppo FMI. Si chiederà loro di rispondere alle domande che saranno poste durante le ‘interviste’ (ai responsabili). I loro software bancari saranno sottoposti a cosiddette ‘prove sotto stress’ (stress test), ossia a simulazioni di scenari ‘del caso peggiore’ (worst-case), simulanti cioè gli effetti a cascata di fallimenti di altre grandi istituzioni finanziarie o di un prolungato declino del dollaro».

La conclusione: «Mai nessun governatore della Federal Reserve nella storia americana è stato obbligato a sottoporsi alla umiliazione che attende Ben Bernanke».

Una umiliazione che il presidente Bush, aggiunge Spiegel, è ben deciso ad evitare: tanto che ha concesso sì al Fondo Monetario di cominciare la revisione, ma con la condizione che non la finisca prima che lui abbia lasciato la Casa Bianca. Con le conseguenze dei suoi anni di follia monetaria e spese folli, se la vedrà il prossimo presidente.

Ancora Der Spiegel: «Quando il rapporto finale del FMI sul sistema finanziario USA sarà completato nel 2010, e certamente farà scalpore a livello internazionale, una sola delle persone oggi in posti di responsabilità sarà ancora sulla sua poltrone: Ben Bernanke».

Inutile sottolineare ch la libera stampa americana non riporta questa notizia; e nemmeno quella europea s’è mostrata desiderosa di riprendere lo scoop di Spiegel. Noi (che non leggiamo il tedesco) abbiamo trovato l’informazione sul quotidiano «The Age», della lontana Australia.

Che si abbandona a qualche sarcastico commento: immaginate, dice, se la Banca Centrale australiana avesse fatto come quella americana. Se, preoccupata che i suoi amici a Sidney, che hanno nuotato tutta la vita nell’oro, fossero falliti e non potessero più permettersi i loro lussi, e perciò – avendo il potere di intervenire sui mercati – facesse proprio questo per salvarli.

Immaginate una Banca Centrale che entrasse nei mercati a comprare azioni allo scopo di sostenere le demenziali scommesse dei banchieri – scommesse che la Banca Centrale per prima ha incoraggiato fornendo i banchieri di denaro a bassissimo costo.

E non basta: immaginate la nostra Banca Centrale che promette a quei profittatori di fornirli di altri miliardi di dollari a credito, con l’argomento che sono troppo grossi e importanti per l’economia per lasciarli andare in fallimento.

E infine, immaginate se, nonostante l’immane quantità di miliardi di dollari spesi a rastrellare azioni dei loro complici, a cui hanno dato accesso per giunta a somme enormi, il sistema continuasse a precipitare; sicchè la Banca Centrale annuncia che ha bisogno di più grandi poteri e di ancora più segretezza per aggiustare le cose.

Se questo avesse fatto la Banca Centrale australiana (o di qualunque altro Paese), da molto tempo avremmo i revisori dell'FMI a martellare a pugni alla porta nostra. Ebbene, è esattamente quello che ha fatto l’autorità centrale americana. E finalmente, il FMI bussa anche alla sua porta. Era ora.

Ed è anche, aggiungiamo noi, il segno più chiaro del destino storico degli Stati Uniti. Il più grande debitore della storia del mondo non può più esercitare la «sovranità monetaria» nel modo arbitrario in cui l’ha fatto negli ultimi trent’anni. Ora, i creditori mandano il loro agente pignoratore.

1) David Hirst, «IMF finally knocks on Uncle Sam’s door», The Age, 30 giugno 2008.

fonte: http://www.effedieffe.com
Link a questo articolo : http://www.effedieffe.com/content/view/3779/179/

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Progetto Starfish: il giorno in cui il cielo si incendiò


Per la stesura del seguente articolo dobbiamo ancora una volta ringraziare il gentilissimo Dottor Ginatta che ci ha segnalato il libro di Umberto Rapetto, colonnello della Guardia di Finanza, e Roberto di Nunzio, giornalista ed ex manager delle strategie di comunicazione dello Stato Maggiore dell'Esercito. E' qui il caso di chiedersi che ruolo adempiano questi due personaggi delle istituzioni che, nel loro testo, attribuiscono, di fatto, non di rado alle superpotenze, non solo la manipolazione climatica (scie chimiche), ma anche la guerra psicotronica (mind control), l'impiego di armi al laser ed elettromagnetiche, lo scatenamento di terremoti per mezzo di esplosioni nucleari sotterranee e mille altre atrocità. Chi sono dunque costoro? Dei dissidenti che, pur timidamente e con molte ambiguità e depistaggi, vogliono avvertire i cittadini dei pericoli connessi alle attività delle strutture militari? Sono forse dei disinformatori mascherati? Poco importa, almeno per ora: le loro rivelazioni, confermate da altre fonti, testimonianze ed osservazioni, sono preziose. Il riferimento a dispositivi elettromagnetici è, per esempio, utile per comprendere gli sviluppi dell'operazione "chemtrails", sempre più potenziata e resa efficace dal massiccio ricorso a questa forma di energia.
“Il 9 luglio 1962 gli Stati Uniti avviarono una serie di esperimenti relativi alla ionosfera: un ordigno da un kilotone fu fatto esplodere ad un'altitudine di 60 km, insieme con un altro da un megatone ed un terzo da più megatoni ad alcune centinaia di km di quota. Questi tests danneggiarono seriamente la parte interna delle fasce di Van Allen, suscitando l'indignazione internazionale. Gli esperimenti in questione, etichettati come Progetto Starfish, alterarono la forma e la densità della fascia di Van Allen, con la conseguente precipitazione di particelle nell'atmosfera. [1]

Il giorno 11 maggio 1962 il Keesings Historische Archief aveva anticipato che le esplosioni atomiche avrebbero interferito con il campo magnetico terrestre, creando anche seri problemi alle telecomunicazioni. La deflagrazione generò una sorta di cupola artificiale di luce polare visibile anche alla latitudine di Los Angeles. Un lupo di mare delle Isole Fiji raccontò che il cielo parve incendiarsi. Qualche mese dopo l'Unione Sovietica compì analoghi esperimenti con tre esplosioni tra 7.000 e 13.000 km dal suolo. Il danno cagionato, secondo molti scienziati, potrà forse essere sanato in alcune centinaia di anni”.


Non dimentichiamo che le esplosioni nucleari si possono considerare anche un'arma di tipo elettrodinamico, poiché esse generano una spaventosa onda d'urto di tipo elettromagnetico.

"L’impulso elettromagnetico o E.M.P. (electro magnetic pulse) fu osservato estensivamente per la prima volta durante gli esperimenti nucleari della serie Fishbowl, comprendenti i tests Starfish, Checkmate, Bluegill e Kingfish condotti all'inizio degli anni '60 con esplosioni nell’alta atmosfera. Durante queste detonazioni, si verificò la generazione di un forte impulso elettromagnetico che si propagò in tutte le direzioni come un’onda d’urto e con un'intensità che, inizialmente, era stata sottostimata. Questa onda d’urto elettromagnetica fu in grado di indurre elevate correnti nei dispositivi elettrici ed elettronici anche posti a notevoli distanze. I picchi di corrente in alcuni casi furono di entità tale da generare il calore sufficiente a portare a temperatura di fusione i circuiti o ad interrompere i fusibili. Si dimostrò, quindi, la potenziale capacità di provocare pesanti danni su vasti territori, rendendo inefficienti i sistemi elettrici ed elettronici.


I resoconti più esaurienti si hanno a proposito degli effetti sperimentati sulle Isole Hawaii nel caso dell'esplosione Starfish Prime. Gli effetti E.M.P. furono evidenti anche a oltre 1.300 km di distanza e le misurazioni portarono ad una prima comprensione del fenomeno.
I componenti soggetti a questo tipo di danni sono i seguenti, elencandoli in ordine decrescente di vulnerabilità: circuiti integrati (I.C.), processori (C.P.U.), componenti a base di silicio; transistor; valvole termoioniche; induttanze e motori.

Le armi nucleari specializzate nella produzione di E.M.P. appartengono alla terza generazione di ordigni nucleari. Le armi elettromagnetiche sono ancora essenzialmente ad alto livello di classificazione di segretezza, ma gli analisti militari e gli esperti generalmente ipotizzano che le bombe-E sfruttino sorgenti con generatori a compressione esplosiva del flusso. Secondo alcune fonti, la U.S. Navy ha impiegato bombe elettromagnetiche sperimentali durante la Guerra del Golfo del 1991. Questo tipo di bombe era armato con dispositivi che convertivano l’energia degli esplosivi convenzionali in un impulso elettromagnetico. La C.B.S. News ha riferito dell’uso di una bomba-E sulla sede della televisione irachena, durante la guerra in Iraq del 2003, ma la notizia non è stata confermata da fonti ufficiali".

Ci si può chiedere quali siano i motivi che spinsero governi dominati da pazzi e "scienziati" scellerati a compiere questi rovinosi esperimenti: furono, in primo luogo, tests bellici, ma non si può escludere che, poiché le fasce di Van Allen comportano rischi anche gravi per gli astronauti e per le strumentazioni spaziali, i militari abbiano deciso di lacerarle per facilitare le missioni nello spazio. Il ricorso ad armi che provocano distruttivi impulsi elettromagnetici diventa chiaro, se si ricorda quanto gli esecutivi temano ed odino chi potrebbe spodestarli e dimostrare all'opinione pubblica mondiale che i nostri amati governanti sono talora dei veri criminali.

[1] Le cinture di radiazione di Van Allen sono due zone di intense radiazioni catturate dalla magnetosfera che avvolgono la terra principalmente al di sopra delle regioni equatoriali. Furono scoperte dall'astrofisico statunitense James Alfred Van Allen (1914) per mezzo del satellite Explorer, nel gennaio 1958. La cintura più interna è formata per lo più da protoni; la radiazione di questa banda risente delle tempeste geomagnetche e varia col ciclo solare di 11,1 anni. La fascia esterna è costituita principalmente da elettroni.

Fonti:

Enciclopedia dell'Astronomia e della Cosmologia, Milano, 2005, s. v. Fasce di Van Allen
D. Pasquariello, Gli alieni hanno paura delle armi nucleari, 2007
U. Rapetto, R. Di Nunzio, Le nuove guerre, 2001

http://www.tankerenemy.com

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